Prima lettera ai Tessalonicesi 1:1-10

1  Paolo, Silvano+ e Timòteo+ alla congregazione dei tessalonicesi,+ unita a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo.+ Possiate avere immeritata bontà e pace.  Ringraziamo sempre Dio quando menzioniamo tutti voi nelle nostre preghiere,+  perché ricordiamo continuamente davanti al nostro Dio e Padre l’opera che svolgete mossi dalla fede, gli sforzi che fate spinti dall’amore e la perseveranza che mostrate grazie alla vostra speranza+ nel nostro Signore Gesù Cristo.  Noi sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui,  perché la buona notizia non ve l’abbiamo predicata solo a parole, ma anche con potenza, spirito santo e profonda convinzione;+ del resto voi stessi sapete che tipo di persone siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene.  E voi avete imitato il nostro esempio+ e quello del Signore,+ visto che in mezzo a grandi sofferenze+ avete accolto la parola con la gioia dello spirito santo,  tanto da diventare un modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acàia.  Infatti per mezzo vostro la parola di Geova non ha risuonato solo in Macedonia e in Acàia, anzi, la vostra fede in Dio è nota dappertutto,+ per cui non abbiamo bisogno di dire nulla.  Sono loro stessi a raccontare di come siamo arrivati fra voi e di come vi siete convertiti a Dio, abbandonando i vostri idoli+ per essere schiavi di un Dio vivente e vero 10  e per aspettare dai cieli suo Figlio,+ che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall’ira futura.+

Note in calce

Approfondimenti

Prima lettera ai Corinti A quanto pare intestazioni come questa non facevano parte del testo originale. Antichi manoscritti dimostrano che furono introdotte successivamente, senza dubbio per identificare con facilità le varie lettere. Il codice papiraceo noto come P46 attesta che i copisti avevano l’abitudine di identificare i libri biblici con un titolo. Questo codice, spesso datato intorno al 200, è la più antica collezione disponibile delle lettere di Paolo. Ne contiene nove. All’inizio della prima lettera ispirata che Paolo scrisse ai corinti, questo codice contiene il titolo Pròs Korìnthious A (“Verso [o “A”] Corinti 1”). (Vedi Galleria multimediale, “Prima lettera di Paolo ai Corinti”.) Altri antichi manoscritti, come il codice Vaticano e il codice Sinaitico, datati entrambi al IV secolo, contengono lo stesso titolo, che compare sia all’inizio che alla fine della lettera.

Prima lettera ai Tessalonicesi A quanto pare intestazioni come questa non facevano parte del testo originale. Antichi manoscritti dimostrano che furono introdotte successivamente, senza dubbio per identificare con più facilità i vari libri. (Vedi approfondimento a 1Co titolo.)

Silvano Si tratta probabilmente di una forma latinizzata del nome greco Sila. (Vedi approfondimento a 2Co 1:19.)

alla congregazione dei tessalonicesi Quando Paolo e Sila vi arrivarono intorno al 50, Tessalonica era una città fiorente e costituiva il principale porto della Macedonia. (Vedi Glossario, “Tessalonica”.) La loro predicazione portò alla nascita di una congregazione, che si trovò ad affrontare molta persecuzione (At 17:1-10, 13, 14; vedi approfondimento a 1Ts 1:6). Probabilmente Paolo tornò in questa città mentre attraversava la Macedonia durante i suoi viaggi successivi (At 20:1-3; 1Tm 1:3).

immeritata bontà Vedi Glossario.

l’opera che svolgete mossi dalla fede, gli sforzi che fate spinti dall’amore e la perseveranza che mostrate grazie alla vostra speranza Parlando dei cristiani di Tessalonica, Paolo associa la loro opera alla fede, i loro sforzi all’amore e la loro perseveranza alla speranza. Erano infatti queste qualità che li spingevano a impegnarsi strenuamente e a perseverare nel servire Dio. Più e più volte la Bibbia mette in relazione lo zelo mostrato nel servire Dio con la fede, l’amore e la speranza (1Co 13:13; Gal 5:5, 6; Col 1:4, 5; 1Ts 5:8; Eb 6:10-12; 10:22-24; 1Pt 1:21, 22).

grazie alla vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo Se ripongono la loro speranza in Gesù Cristo, i cristiani possono superare anche le prove più dure. Tale speranza include la fede nella sua venuta quale Re del Regno di Dio e nell’adempimento delle promesse divine (At 3:21). Quando si concretizzerà questa speranza, qualsiasi sofferenza passata sembrerà insignificante. La speranza permette ai cristiani di non cedere alla disperazione e di non perdere la fede in Geova (Ro 5:4, 5; 8:18-25; 2Co 4:16-18; Ri 2:10). Più avanti in questa lettera Paolo paragona la speranza a un elmo. (Vedi approfondimento a 1Ts 5:8.)

profonda convinzione O “piena (completa) certezza”. I cristiani di Tessalonica potevano constatare che Paolo e i suoi compagni d’opera credevano fermamente in quello che predicavano. Questa convinzione era evidente sia nel modo in cui parlavano che nel modo in cui vivevano.

in mezzo a grandi sofferenze Questa espressione si riferisce alla persecuzione che i cristiani di Tessalonica avevano affrontato subito dopo che Paolo e Sila avevano fatto conoscere loro la buona notizia. Fanatici oppositori giudei, infuriati a motivo della diffusione della buona notizia, avevano fomentato una turba affinché assalisse la casa in cui alloggiava Paolo. Non avendolo trovato lì, quei facinorosi avevano trascinato davanti ai capi della città Giasone, che lo ospitava, e qualche altro fratello, accusandoli di sedizione. I fratelli avevano quindi spinto Paolo e Sila a lasciare la città con il favore delle tenebre e ad andare a Berea (At 17:1-10). La cosa straordinaria è che lo spirito santo permise a quei cristiani di conservare la gioia nonostante la persecuzione.

Acaia Vedi Glossario; vedi anche approfondimento ad At 18:12.

la parola di Geova O “il messaggio di Geova”. Questa espressione compare più volte nelle Scritture Ebraiche, dove viene spesso usata a proposito di messaggi profetici ispirati che provenivano da Geova. (Alcuni esempi si trovano in Isa 1:10; Ger 1:4; Ez 3:16; 6:1; 7:1; Gna 1:1.) Nelle Scritture Greche Cristiane, si riferisce al messaggio cristiano che proviene da Geova Dio e che dà risalto all’importante ruolo di Gesù Cristo nella realizzazione del Suo proposito. Spesso l’espressione compare nel libro degli Atti quando si parla della diffusione del cristianesimo (At 8:25; 12:24; 13:44, 48, 49; 15:35, 36; 16:32; 19:20; per maggiori informazioni sull’uso del nome divino in questo versetto, vedi App. C3 introduzione; 1Ts 1:8).

ha risuonato Il verbo greco exechèomai, che ricorre solo qui nelle Scritture Greche Cristiane, suggerisce l’idea di un suono che, a partire dalla fonte che lo produce, si propaga echeggiando in tutte le direzioni. Paolo è senza dubbio felice del fatto che “la parola di Geova” si sia diffusa nelle province romane della Macedonia e dell’Acaia, e anche oltre. Lodando i cristiani di Tessalonica per il ruolo che hanno avuto nel trasmettere la buona notizia, Paolo lascia intendere che non solo gli apostoli ma tutti i cristiani hanno il dovere di predicare.

vi siete convertiti a Dio Il verbo originale presente in questa espressione ha il significato letterale di “tornare”, “tornare indietro”, “voltarsi”, ma qui e in altri contesti indica il volgersi a Dio abbandonando una condotta sbagliata. (Vedi approfondimento ad At 3:19.) Dopo aver ripudiato e abbandonato le loro pratiche idolatriche, quei cristiani si erano saggiamente volti all’adorazione di “un Dio vivente e vero”.

i vostri idoli L’idolatria era parte integrante della vita di Tessalonica. La città era piena di santuari dedicati a divinità come Dioniso, Zeus, Artemide e Apollo, oltre che ad alcune divinità egizie e al culto di Cabiro, protettore di Tessalonica. Vi si praticava anche il culto dell’imperatore; rifiutare di parteciparvi poteva essere visto come un atto di ribellione contro Roma. In alcuni templi della città si promuovevano la promiscuità e l’immoralità sessuale, pratiche da cui Paolo mise in guardia i tessalonicesi (1Ts 4:3-8).

per essere schiavi di O “per servire”. Il verbo greco reso “essere schiavo” si riferisce al servire altri, di solito un unico padrone. Qui è usato in senso figurato a proposito del servizio reso a Dio con devozione completa (At 4:29; Ro 6:22; 12:11). Paolo sapeva che “essere schiavi di un Dio vivente e vero” significa avere una vita felice, di gran lunga migliore rispetto a una vita trascorsa essendo schiavi di idoli inanimati, di altri uomini oppure del peccato (Ro 6:6; 1Co 7:23; vedi approfondimenti a Mt 6:24; Ro 1:1).

ira futura Qui Paolo si riferisce a un futuro tempo di giudizio da parte di Dio, la definitiva espressione della sua giusta ira contro il mondo ingiusto e contro coloro che rifiutano di riconoscere la sua sovranità. (Confronta 2Ts 1:6-9.)

Galleria multimediale

Introduzione video al libro di 1 Tessalonicesi
Introduzione video al libro di 1 Tessalonicesi